Otto mesi nel Gran Ciacco/Parte prima/IV

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IV

DISCUSSIONE FILOLOGICA SUL NOME DEI TOBA


LL
a etimologia precedente del nome Toba, data da me, provocò una rettificazione da parte del Segretario del Governatore del Ciacco. L’autorità del contradditore e del giornale La Tribuna, che aveva accolto la sua lettera, mi determinò a replicare in questo giornale, dandomi luogo ad accennare ad alcune particolarità della lingua guarany, la conoscenza delle quali potrà non dispiacere alla curiosità del lettore.

Do adunque il riassunto della mia replica quale apparve tradotto nella Patria, giornale italiano di gran formato che si stampa in Buenos Ayres, omettendo per amore di brevità la rettificazione dell’onorevole mio opponente e la parte della mia replica relativa a considerazioni etnografiche inapprezzabili da chi legge in Europa.

Parla il giornale La Patria:

«Il signor Pelleschi deriva il nome Toba dalla parola Tobai, che vuol dire in fronte, d’onde frontista, da Toba fronte e i-in posposizione, non usandosi preposizioni in guarany, nè in chicciua. [p. 40 modifica] «Il signor Segretario del Ciacco scrisse correggendo, che Tobai vuol dire fronte piccola, e che in fronte si dice cherobái (cerobái): ecco come risponde il signor Pelleschi:

«Non nego che Tobai voglia dire fronte piccola; anzi aggiungerò che più propriamente vorrebbe dire frontina, da Toba fronte e i particella diminutiva, che si può pronunziare nasale e non nasale; ma affermo pure che Tobai vuol dire in fronte, da Toba fronte e i posposizione, che vuol dire in, da pronunziarsi gutturale.

«Per dimostrarlo mi prevarrò della stessa espressione che contrappone il mio onorevole avversario. Egli dice che in fronte si dice cherobái, ed io gli aggiungo che cherobái è parola composta di tre parole, cioè di che mio, se unita a un nome, ed eguale a io se usata sola; roba che è la stessissima parola di Toba, cambiata la t in r, cambio usualissimo nella lingua guarany, e i eguale in; e vuol dire propriamente in fronte di me, nella stessa maniera che tùba in correntino (guarany) e tubè in ciriguano, che voglion dire padre, si cambiano rispettivamente in cherubà e cherubè, e anche cherù solamente, per dire mio padre. Cambii di questa natura sono frequentissimi in guarany, e costituiscono, insieme alla complicata coniugazione dei verbi, una difficoltà, direi, invincibile, per quelli che non siano nati in cotesta lingua. Per esempio, in fronte di lui si direbbe gobai, come si dice guba per dire il padre di lui. Ora, chi indovinerebbe in un gobai un Toba e oltre a ciò una relazione e una posposizione? Eppure è così: e tali variazioni, aggiunte e sottrazioni, obbediscono a leggi, ma tanto piene di eccezioni che sfuggono al nostro accorgimento e alla nostra memoria.

«E rare volte, usano un nome senza la sua relazione, perchè rare volte infatti la cosa di cui si parla non si riferisce o a se stessi, o a con chi parla, o a una persona terza. Lo stesso accade in mattacco, linguaggio di Indiani indipendenti che vivono nel cuore del Gran Ciacco, che, a mio parere, appartiene al tipo guarany e che perciò è molto difficile ad appren[p. 41 modifica]dersi. Ciò non accade nel chicciua e nell’araucano, che, per ciò e per la semplicità della coniugazione dei verbi, mi sembrano lingue relativamente facili. (Il chicciua si parlava e si parla nel Perù, in Bolivia e in parte della Repubblica Argentina; lo araucano nel Chili e in parte della Pampa e della Patagonia argentine; il guarany nella provincia argentina di Corrientes, in alcune del Brasile e nel Paraguay).

«Fa notare che Toba non è parola datasela dagli stessi indiani Toba, in quantochè i Mattacchi li chiamano Uanc-loi, probabilmente plurale di Uanc-lòc struzzo; nome appropriato per essere alti, svelti e che si orientano mirabilmente, mentre i Mattacchi sono piccoli relativamente ai Toba, e tozzi; i Mocoviti che posseggono nel loro linguaggio molto del Toba, li chiamano Ntocuit; i Villela e Ciulupi li chiamano Huanicané ed anche Notocóit. Ora cotesti Indiani confinano i Toba dalle altre parti.

«Inoltre osserva come è noto che i nomi ai popoli il più delle volte li danno i vicini. Per esempio: i cafri e i seres (chinesi) non hanno nemmeno la r che entra nella parola con cui i loro vicini li distinguono, e i Mohawki la m. Normanni che vuol dire uomini Nord, e Austria, che vuol dire paese australe, son pure nomi di relazione attribuiti dai vicini. Così pure Toba sarà stato dato dai vicini Guarany, che li avevano in faccia; e tal parola ebbe la fortuna (anche le parole hanno la loro fortuna) di essere stata raccolta dagli Spagnuoli e fissata.»