Vai al contenuto

Pagina:Alfonso Varano - Opere scelte 1705-1788.djvu/138

Da Wikisource.
116 visione

Lessi in quel guardo gli anni miei fra dura
     Pena trascorsi qual scoccato dardo
     414Per volto fral, che in breve età si oscura;
E i suoi fervidi inviti, ed il mio tardo
     Ritorno, e il finto pentimento: oh quante,
     417Quante cose mi disse il dolce sguardo!
Mentr’io pendea come confuso amante
     Fra vergogna e stupore, e gaudio e speme
     420Dal parlar vivo delle luci sante,
La Guida mia, che in quelle rupi estreme
     Il mio precorso avea volo sì strano,
     423Giunse alla sua la vergin destra insieme,
E in atto umíl d’intercessor non vano
     Un Angel le additò d’acuta spada
     426Armato presso a lei la sacra mano,
E disse: Se i miei voti udir t’aggrada,
     Donna del Ciel, che non respinti mai
     429Fúro da te nella mortal contrada;
S’io t’ubbidii, se innanzi ai divi rai,
     Chè tal fu legge tua, trassi costui,
     432Che a un tuo sol guardo arse in amor d’assai,
Dammi, che uno stuol d’Alme, intorno a cui
     Stridon le purgatrici aspre faville,
     435Esca dal cerchio di que’ regni bui.
Esse, quando la vita ai corpi unille,
     D’Austria nel sostener le dubbie sorti
     438Sparser del sangue lor l’ultime stille:
Per esse chieggo pace. Or fra le forti
     Prove, onde tu l’alta Giustizia pieghi,
     441Fa, che la spada a te l’Angelo porti,
Cui non avvien, che grazia unqua si neghi,
     Dacchè il sen ti piagò. Tu questa scegli,
     444Perchè congiunta a’ tuoi materni preghi