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de la bestia triofannte |
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garbugli dopo l’espedizione di Perseo, come n’abbiamo
avuti tanti dopo quella d’Ercole.» A cui rispose
Giove: «L’ozio non sarebbe ozio, e il sonno
non sarebbe sonno, se troppo a lungo ne dovessero
molestare per troppa diligenza o fatica, che debbano
prendere; perchè quella è discostata da qua,
come vedi, e questi son qua solo in virtù privativa,
che consiste ne l’assenza de la lor opposita e nemica.» — «Tutto passerà bene,» disse Momo, «se non
ne faranno tanto oziosi e lenti, che per questo giorno
non possiamo definire di quello che si deve conchiudere
circa il principale.» Cominciò dunque Fozio
in questa maniera a farsi udire: « Cosi l’ozio,
o dei, è tal volta malo, come la diligenza e fatica
è il più delle volte mala: cosi l’ozio il più de le
volte è conveniente e buono, come le sue volte è
buona la fatica. Non credo dunque, se giustizia tra noi
si trova, che vogliate negarmi eguale onore, se non è
debito, che mi stimiate manco degno. Anzi per ragione
mi confido di farvi capire, per causa di certi
propositi, che ho udito allegare in lode e favore de
la diligenza e negozio, che, quando saremo posti nel
bilancio de la ragionevole comparazione, se l’ozio
non si trovarà egualmente buono, si convincerà di
gran vantaggio megliore, di maniera, che non solo
non la mi stima rete egualmente virtude, mi oltre
contrariamente vizio. Chi è quello, o dei, che ha servata
la tanto lodata età de l’oro? chi l’ha inslituta,
chi l’ha mantenuta, altro che la legge de l’ozio, la
legge de la natura? Chi F ha tolta via? Chi la
spinta quasi irrevocabilmente dal mondo, altro che
F ambiziosa sollecitudine, la curiosa fatica? Non è
questa quella, che ha perturbato li secoli, ha
messo in scisma il mondo, e l’ha condotto ad una