Pagina:Spaccio de la bestia trionfante 1863.djvu/172

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156 de la bestia triofannte

garbugli dopo l’espedizione di Perseo, come n’abbiamo avuti tanti dopo quella d’Ercole.» A cui rispose Giove: «L’ozio non sarebbe ozio, e il sonno non sarebbe sonno, se troppo a lungo ne dovessero molestare per troppa diligenza o fatica, che debbano prendere; perchè quella è discostata da qua, come vedi, e questi son qua solo in virtù privativa, che consiste ne l’assenza de la lor opposita e nemica.» — «Tutto passerà bene,» disse Momo, «se non ne faranno tanto oziosi e lenti, che per questo giorno non possiamo definire di quello che si deve conchiudere circa il principale.» Cominciò dunque Fozio in questa maniera a farsi udire: « Cosi l’ozio, o dei, è tal volta malo, come la diligenza e fatica è il più delle volte mala: cosi l’ozio il più de le volte è conveniente e buono, come le sue volte è buona la fatica. Non credo dunque, se giustizia tra noi si trova, che vogliate negarmi eguale onore, se non è debito, che mi stimiate manco degno. Anzi per ragione mi confido di farvi capire, per causa di certi propositi, che ho udito allegare in lode e favore de la diligenza e negozio, che, quando saremo posti nel bilancio de la ragionevole comparazione, se l’ozio non si trovarà egualmente buono, si convincerà di gran vantaggio megliore, di maniera, che non solo non la mi stima rete egualmente virtude, mi oltre contrariamente vizio. Chi è quello, o dei, che ha servata la tanto lodata età de l’oro? chi l’ha inslituta, chi l’ha mantenuta, altro che la legge de l’ozio, la legge de la natura? Chi F ha tolta via? Chi la spinta quasi irrevocabilmente dal mondo, altro che F ambiziosa sollecitudine, la curiosa fatica? Non è questa quella, che ha perturbato li secoli, ha messo in scisma il mondo, e l’ha condotto ad una