Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/305

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atto quinto 297

          Che non penso, si grinza come sono,
          che alcun mi rifiutasse.
          Pilastrino  Sei in amore, ah?
          Eccomi. Piaci a me, vecchia crestosa.
          Posa in un punto giú quella catena,
          se non vuoi ch’io ti mandi il collo ai piedi.
          A chi dico io?
          Artemona  Sta’ fermo. Oimè meschina!
          Sai ben ch’io ti cognosco, Pilastrino.
          Lasciami stare. Oimei!
          Pilastrino  Ed anco i miei
          voglion qualcosa loro. Tu non odi?
          Lasciala qui; ch’io ti caverò gli occhi,
          s’io ci metto le mani.
          Artemona  Oimè! Ladrone!
          Prima mi caverai la vita e ’l fiato
          e gli occhi e ’l cuor che di man la catena,
          se non mi scanni; e, se ’l fai, ti predico
          che, inanzi un mese, tu sarai appiccato.
          Lasciami, adunque.
          Pilastrino  Dico ch’io la voglio.
          Dammi la corda, ch’io mi vo’ appiccare.
          Posala giú, ch’io ti pesterò l’ossa.
          E chiude quella bocca di ranocchia;
          che, ad altro suon che di cembalo o pivi,
          ti farò far la tosa e mazzacrocca.
          Scanfarda, che sei uscita de l’inferno,
          è vuoi le cose mie a forza, tu!
          Ti tagliere le man.
          Artemona  Misericordia!
          Fuor, vicini Tutti fuor! ch’io son giá morta;
          che un ladro m’ha assalito in su la strada.
          Mi taglia il collo.
          Pilastrino  Se tu te ne vanti...
          Cosí si fa, poltrona! Aspetta, aspetta!
          ch’io te la caverò d’in mezzo al cuore