Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/77

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ATTO V

SCENA I

Samia serva, Lidio femina, Lidio maschio.

Samia. Bene è vero che la donna è sopra la pecunia come il sole sopra il ghiaccio; che, del continuo, lo strugge e consuma. Non prima lesse Fulvia la polizza del negromante che la mi dette questa borsa de ducati perché io a Lidio suo li porti. E vedilo punto lá. Guarda se l’amica tua, o Lidio, fa il dovere. Non odi, Lidio? Che aspetti? Piglia, o Lidio.

Lidio femina. Eccomi.

Lidio maschio. Da’ qua.

Samia. Uh! uh! trista me! Aveva preso un granchio. Perdonami, messer. Volevo costui, non te. Addio tu. Tu ascolta.

Lidio femina. El granchio pigli tu ora. Parla a me. Licenzia lui.

Samia. El vero di’ tu. La smemorata! Erravo io. Va’ sano. Tu vieni a me.

Lidio maschio. Che «va’ sano»? Voltati a me.

Samia. Oh! oh! oh! A te, si. Costui voglio, non te. Tu odi. Tu addio.

Lidio femina. Che «addio»? Non di’ tu a me? Non son Lidio, io?

Samia. Madesi. Desso sei tu; tu no. Te cerco io; tu va’ al camin tuo.

Lidio maschio. Sei fuor di te. Guardami ben. Non son quello, io?

Samia. Oh! oh! oh! Pur ti conobbi. Tu Lidio sei. Te voglio; te no. Tu sta’ discosto; tu piglia.