Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/116

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104 l’amor costante


Capitano. Meior la puedon dezir a ellos. Ablais, senores, a esto messer Consalvo que bien intiende áun italian.

Lattanzio. Ve lo dirò, signore. Costui qua con quei suoi compagni eron venuti per assassinare un povero vecchio in casa sua propria; la defension del quale è obligo nostro pigliar sopra di noi.

Messer Consalvo. Ah signor! Non v’era onore contra un vecchio, a questo modo. Mas Vuestra Signoria, signor Francisco, corno la compuerta?

Messer Giannino. Vostra Signoria oda l’altra parte. Questo vecchio, ch’ei dice, ha voluto sforzare una gentilissima giovene ch’egli aveva in casa; e, non avendo ella acconsentito, gli ha trovata certa cantafavola a dosso e vuoila amazzare. Il che noi non siamo per comportare mai.

Primo fratello. Non sta cosi.

Spagnuolo. Ahy vellacco! Seghiamos nostro giuoco.

Messer Consalvo. Signor Francisco, de gracia, mirais de poner acuerdo, que es vuestro officio.

Capitano. Por Dio, sefior, che non me basta el corazon. Vuestra Segnoria vea se tien meior manera en está cosa.

Messer Consalvo. Dov’è questo vecchio che voi dite, gentiluomo?

Lattanzio. È in casa, qui, signore.

Messer Consalvo. Di grazia, fatelo venir da basso, ch’io intenda un poco la cosa meglio.

Lattanzio. Son contento. Compare, fatevi un poco qua, di grazia.

Messer Giannino. Dch, gentiluomo, lassateci seguire el fatto nostro.

Vergilio. Seguiamolo, padrone, escane quel che vuole.

Capitano. State fermi un poco.

Lattanzio. Ecco ’l vecchio, signore.

Guglielmo. Che domandate, signore?

Messer Consalvo. Oh Dio! Che veggio? Inanzi ch’io vi domandi d’altro, buon vecchio, di grazia, ditemi il vostro nome.

Guglielmo. Perché?