Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/287

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atto quarto 275


Belcolore. Pare un barbagianni o forse il babbuino che la Giutta mi disse aver veduto in casa del signor Pier Luigi.

Pedante. Che parla barbottando questa muliercula?

Belcolore. Messer, chi séte voi, di grazia?

Pedante. Di’ tu a me, sesso profano, sesso diabolico, sesso ingordo?

Belcolore. Io v’addomando se voi sete uno che io vo cercando.

Pedante. Ah! ah! ah!

Belcolore. Di che ve ne ridete voi?

Pedante. Delle parole simplicule che tu hai dette.

Belcolore. E che ho detto io?

Pedante. Si ego sum colui che vai querendo.

Belcolore. Voglio ben dir cosi.

Pedante. Come vuoi tu che io pronostichi e antiveda chi tu cerchi, se non me lo enarri prima?

Belcolore. Io cerco un prete Romano. Sareste desso, voi?

Pedante. Io son desso, si. Questo è un sillogismo. Sará decepta dal duplice senso costei.

Belcolore. Oh lodato sia Domenedio! Gran vergogna è stata la mia. Venite, adunque, se séte quel prete Romano.

Pedante. Ah! ah! ah! Simplicitas foeminae. Ove vuoi tu che io venga, buona femina?

Belcolore. Voglio che vegnate alla padrona mia.

Pedante. Di chi sei tu famula? chi è la padrona tua?

Belcolore. Non lo sapete voi?

Pedante. Domina no.

Belcolore. Non conoscete madonna Agnela che fu moglie di messer Fabio Cesarino?

Pedante. La conosco. Non m’era accorto. Ecco un altro sillogismo.

Belcolore. Ella m’ha mandato a voi e dice che vegnate a lei.

Pedante. Che vuole ella da me?

Belcolore. Ha maritata Livia. / Pedante. A proposito. Chi è lo sponso? chi è il consorte? chi è il marito?