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308 i bernardi

          Noferi. E fedel hai trovatolo,
          ne l’altre tuo’ faccende?
          Fazio. Fedelissimo.
          Noferi. D’ond’è?
          Fazio. Mi dice egli esser da Genova
          e di nobil famiglia; benché, pregami
          ch’i’ noi vadia dicendo, che vergognasi
          di star come gli sta.
          Noferi. Questo è il solito
          di tutti que’ che son fuor della patria
          e van per l’altrui case: farsi nobile.
          Die ’l sa, po’, chi e’ sono! Pur, può essere.
          D’ogni sorte va a torno. Come chiamasi?
          Fazio. Bernardo, par a me, di casa Spinola.
          Noferi. Ben, be’: gli è di gran casa. E per che causa
          dice egli esser fuor? per la republica?
          Fazio. No, no. È pur per altro.
          Noferi. È un miracolo,
          certo: che esser suol consuetudine
          di simil gente per lo stato fingere
          d’esser fuori; e di poi, spessissime
          volte, si trova che son fuor per debito
          e, talora, di mane ed altre simili
          ribalderie. Ma ei del suo essilio
          che cagion dice?
          Fazio. Ch’a uno omicidio
          si trovò giá con certi.
          Noferi. Si può credere,
          cotesto. E che ancora e’ sia nobile,
          si come e’ dice: che ’n tale error caggiono
          uomini d’ogni sorte; e ’l suo procedere
          anco lo mostra, ch ’un che non è ignobile
          ne fa ritratto. E, per questo, non piccolo
          conforto ti vo’ dar, che tu non dubiti
          di lui; che, se gli avessi avuto in animo
          di tòrti e’ tuo’ danar, perché di scriverti