ch’in Cicilia tornassi a dar notizia
a’ parenti di lei della disgrazia
intervenuta e dove ella trova vasi.
Ma, perché allor non aveva un danaio,
colle galee se n’andò verso Spagna
dove erano indiritte. E potrebbe essere
che po’ ito vi fusse. E potre’ giugnere,
un giorno, qua, con qualche suo strettissimo
a cui dariela. Fazio. Questa non è pratica
da lui. Noferi. T me lo intendo. E fo disegno,
quando tu ’l voglia accompagnar, di metterti
altro partito innanzi. E son certissimo
che non te ne discosterai. Fazio. Ragionami
d’una cosa da fare; e, se gli ha animo
di pigliar moglie, io son per fartene
onore. Noferi. Io vo’ venir teco alla libera
e non per andirivieni. Io desidero,
quando ti piaccia, alla nostra amicizia,
che fu infin da fanciulli, ancora aggiugnere
il parentado. I’ ti vo’ dar l’Emilia
mia figliuola, se la ti va in animo,
con dumila ducati e, piú, le donora
che ella ha: della qual so parlatoti
è stato altra volta; e tu rispostone
hai che ti piaceva e sol tenevati
che ’l tuo figliuol non ave* vòlto l’animo
a pigliar moglie. Ora che di’? Fazio. Che piacemi;
e son contento, in caso che contentisi
Albizo mio figliuolo. Noferi. Questo intendesi;
ch’altramente, io non voglio. Or dunque porgimi
la mano.