Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/43

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atto primo 31


Capitano. Porque no imos un poquitto a vuestra cantina? que no por otra cosa sali de casa, sta mariana, tan temprano y solo.

Agnoletta. Oimè, signor Francisco! Per due o tre giorni non sará possibile che ci ritroviamo; perché mio padrone vuole andar sabbato a Roma e, a ogn’ora, sta piena la casa di persone che lo vengono a visitare; e ho tanto che fare in casa che non sto mai ferma. Ma vi dico bene che, come sará andato via, noi ci potrem dare uno buon tempo.

Capitano. Ay Dios! Y comò me han de parezer longos estos tres dies! Mas agora donde is?

Agnoletta. Vo a un profumiere, per certa polvere per la mia padrona.

Capitano. Quero ir con vos.

Agnoletta. Oh! Non mi sarebbe onore.

Capitano. Io verné hasta la bottiga por gozar de vos este poco tiempo; y despues os dexaré.

Agnoletta. Orsú! Andiamo.

Capitano. Vamos, Anioletta de paraiso.

SCENA XIII

Guglielmo, Maestro Guicciardo.

Guglielmo. Per voi medesimo conoscerete, maestro Guicciardo, quanto di questa cosa ch’io vo’ scoprirvi sia d’importanzia il parlarne.

Maestro Guicciardo. Non dubitate ch’io n’abbi mai a far parola piú oltre che voi vogliate.

Guglielmo. Vi potete pensare che, dove sta a pericolo la vita, che importa troppo.

Maestro Guicciardo. Voi mi fate ingiuria, Guglielmo, a diffidarvi della mia fede, essendovi io tanto amico quanto io vi sono. Dite pur via sicuramente.

Guglielmo. Giá forse piú de dodici anni son passati, maestro Guicciardo, che, succedendo la morte di papa Adriano, io con