Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/439

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atto quinto 427

          n’aresti dispiacer ma contentissimo
          ne resteresti? che, talor, si semina
          mal seme, che buon frutto poi ricogliesi.
          Cambio.  Be’: che pensiero è il vostro?
          Messer Rimedio.  Questo giovane,
          per quanto puossi da noi comprendere
          agli effetti, vuol ben alla Lucrezia
          vostra figliuola; e sol per questa causa
          dovette entrarvi in casa.
          Cambio.  Si, ch? Fannosi
          queste cose? Oh ribaldo!
          Messer Rimedio.  Eccoci in collera.
          Cambio.  Son cose, queste, da non si commuovere,
          messer Rimedio, ch? Come parrebbevi
          ch’un forestier v’entrassi in casa, d’animo
          di toccarvi l’onor?
          Messer Rimedio.  Certo, parrebbemene
          male: ma l’uomo savio alfin s’accomoda
          alle cose che accaggiono; e delibera,
          de’ piú tristi partiti, a quel s’apprendere
          che è miglior. Se costui è contentissimo
          imparentarsi con voi, e non curasi
          di dote alcuna, ed è uom ricco e nobile
          a casa sua, perché far non dovetelo?
          Cambio.  Messer Rimedio, se gli è di quest’animo,
          vo’ perdonarli.
          Messer Rimedio.  Che dite, Girolamo?
          Girolamo.  Che son per far ciò che messer Rimedio
          vuole.
          Messer Rimedio.  E i’vo’, perché gli è ragionevole,
          che Giulio vostro figliuol, poiché fatto
          ha si fatto error, pigli per legittima
          suo’ sposa la figliuola qui di Cambio
          Ruffoli.
          Girolamo.  Io son contento.
          Cambio.  Ascoltatemi.