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VII - GISMIRANTE
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E, cavalcando verso quella fata,
dove promesso avie di ritornare;
ed e’ trovò un’acqua ismisurata,
che niuno uomo nolla può passare;
ed e’, come persona disperata,
si voleva in quel fiume afogare.
Ed eccoti venuto a lui il grifone,
ch’egli avie liberato dal dragone.
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E come que’ che per arte parlava,
diceva: — Cavalier, montami adosso; —
ed egli, udendo ched e’ favellava,
meravigliossi, e tutto fu riscosso;
per disperato adosso gli montava,
pensando ch’egli il gittasse nel fosso;
e ’l grifone il passò dall’altro lato,
e puosel giú, e fussi dilungato.
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Ed egli andò tanto cosi a piede,
ch’a quella fata fu giunto presente;
e quella fata volentier lo vede;
po’ lo domanda di quel convenente;
ed e’ rispuose: — Dama, in buona fede,
che fo di ciò ch’io acquistai presente? —
Ed ella, che sapea, disse: — Tu l’hai
perduta si che mai non la riavrai.
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Ma, stu vuoi istar meco, amico mio,
piú ch’altro al mondo ti farò contento. —
Ed e’ le disse: — Per l’amor di Dio,
a racquistar la donna i’ ho lo ’ntelletto. -
Ella, vedendo il suo fermo disio,
puose da lato ogni suo intendimento,
e disse: —Sapi ch’ell’è in cotal parte
con un selvagio, eh’è fatto per arte,