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el qual mi disse ch’a voi era detto
ch’io (emina era, e non disse da cui.
Si ch’io lassai quel loco benedetto,
per trar d’errore voi ed anche altrui;
e quei, che mi portáro, con effetto
mi puoser lá dov’ i’ trovato fui. —
Disse lo ’mperador: — Lasciamo andare:
tu m’hai contento; vatti a riposare. —
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E la mogliere sofferia gran pena
del gran disio di trovatosi in braccio,
perché di prima sapeva la mena,
e non sapeva poi il suo procaccio,
presei per mano e in camera si ’l mena,
dicendo: — Amore, andiamci a letto avaccio! —
Poi fér nel letto l’amorosa danza,
come tra moglie e marito è l’usanza.
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Poi ch’ell’ebbe assaggiato quell’uccello,
disse: — Amor mio, onde avestú questo? —
Ed e’ rispuose: — L’angiol Gabriello,
come Dio volle, me ’1 fe’ manifesto.
Non maraviglia s’egli è buono e bello —
dissele, — se dal ciel venne si presto.
E lo re disse: — Vorrei ch’ai presente
tornassimo a mia madre in Oriente. —
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Ed ella fu contenta, e ’1 giorno poi
disse allo ’mperadore il suo disio:
— Concedi, padre, in quanto non ti nói,
ch’i mi diparta col marito mio. —
Ed ei rispose: — Quando piaccia a voi,
andate con la benezion di Dio. —
Ond’ei s’apparecchiáro di vantaggio
e dipartirsi con gran baronaggio.