Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/286

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E, giunto a casa, il re fece bandire
per tutto ’1 suo con gran comandamento,
che ciascun gisse alla corte ad udire
il re, che far voleva parlamento.
E, quando fur venuti, prese a dire,
tutto dal fine allo ’ncominciamento,
gl’inganni e ’l tradimento che gli avea
fatti quella regina Galatea.
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Quando la gente suo detto riguarda,
gridaron tutti ad una voce, forte:
— Mandisi l’oste di gente gagliarda,
che con vittoria tornino alla corte!
Tutta sua terra si disfaccia ed arda,
e diasi a lei co’ suo’ seguaci morte! —
Il re gli ringraziò delle proposte,
e di presente fògli bandir l’oste.
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E quando fue tale novella nota
a quella, come l’oste era bandita,
perché di Macometto era di vota,
subitamente a Roma ne fu ita,
e inginocchiossi a piè della sua rota,
dicendo: — Se tua forza non m’aita,
dallo re d’Oriente, che mi sprona,
ch’i’son per perdere avere e persona,
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dappoi che’l m’ha bandita l’oste addosso:
ond’io ti priego che in mia difensione,
poi ch’io da lui difender non mi posso,
mandi un de’ tuo’ baron per mio campione. —
Rispose Macometto: — Gli è giá mosso
quel de la sinagoga, Ronciglione,
di cui temerá tanto il re co’ suoi,
che ’l non s’impaccerá de’ fatti tuoi.