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Ancora un altro, ch’era in su la nave,
ne cadde morto senza batter sensi
per un feroce colpo crudo e grave,
ch’ebbe pur da Cerbin. Ma non si pensi,
per questo, ignun che l’altre gente brave
paura avessin; ma piú inanzi fcnsi,
gridando: — O traditor, la cruda morte
purgherá tutte le tue opre torte ! —
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Infino al ciel le grida c l’urla andavano;
questa era doppia tempesta di mare!
Ad alta voce e’ saracin gridavano:
— Sangue, carne, vendetta vogliam fare! —
Arme, scoppietti e priete rintonavano,
che fanno e’ legni in su l’acqua tremare;
e non avanza l’una l’altra parte:
ognuno armato par un nuovo Marte.
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Durò gran pezzo la battaglia orribile,
né l’un né l’altro non si può abbattere.
Cerbin, valente, famoso e terribile,
veggendo pur durar questo combattere,
diliberossi al tutto esser vincibile;
e, non volendo piú l’arme dibattere,
la nave in altro modo fe’ percuotere
tanto, che fece ogni barbero scuotere.
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Perché Cerbin menato un suo legnetto
aveva, e quivi fece el fuoco accendere,
ed accostossi alla gran nave a petto
tanto, che niun non si può piú difendere,
e, non avendo piú nessun ricetto,
qui sol bisogna o morire od arrendere.
E’, conoscendo il loro ultimo giorno,
fecion venire Elena, el viso adorno,