Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/367

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R. — Cod. Riccard. 2873, c. 44 [chaniare di Gismirante ] ; fin. a c. 57. Di su questo ms. fu edito col titolo: Il Gismirante . poemetto cavalleresco di Antonio Pucci, nella Miscellanea di cose inedite o rare , pubbl. per cura di F. Corazzisi. Firenze, 1852, PP 275-306 [C]. Ecco le principali varianti di R e C : Primo cantare: — I, 8 [che] — II, 3 per (che) alcuno — III, 4 dubio — V, 7 efd] — VII, 2 ancorfa] — X, 3 il quale tiene — 5 se per — XI, 3[ne] — 7 [ognun si] — 8 e cosi fugon. — XII, 3 che passati — 7 dare dalla mie— XIV, 2 bossolo — 3 efd] — XV, 1 e si diciendo vegiendo la vista. Il testo è guasto, perché abbiamo tre gerundi («riguardando», «diciendo», «vegiendo») senza reggimento. Suppongo che «dicendo» sia un errore per «dice», e «vegiendo», celi un «alla gente», camuffato cosi per at- trazione del «dicendo» che precede. Si sottindenda «che» : la gente che aveva visto il bòssolo... — XVII, 6 un dragone e uno grifone —7 azufarono ed e — XIX 4 a[dj — 8 era[n] — XIX, 1 tu(e) — 8 mur — XXIV, 1 abergo — 8 puo[te] — XXV, 7 aberg. abergo — XXVI, 1 (il) dam.— XXVII, 5 e(d e’] poi — XXVIII, 2 a[d] un — 3 e[d] — XXIX, 1 ri- ghuardo — XXX, 6 abergo — 7 abergatore — XXXII, 2 picholo — 6 fa- ceta]— 7 dalulato — XXXIII, 1 uno ischudiere— 6 Egli vegiendola. Il verso cresce, ma la correzione di C. («vegendol») non può accettarsi. La trasposizione, ch’io propongo, non tocca il testo e riduce il v. alla giusta misura— XXXIV, 7 [noi] abiamo — XXXV, 2 disse[r] — 3 Gismir. mise mano — 8 e[d] — XXXVI 5, amare — XXXVII, 3 chavalieri — XLI, 6 Sgridandolo — XLII, 3 vedendolo. Cantare secondo: — VI, 6 chi son dicio. Il passo è incomprensibile. Suppongo che il «chi son» del cod. celi un originario «che fo» e inter- preto: «In buona fede, che è avvenuto (che fu, «fo») di ciò che ora ho acqui- stato?» — Vili, 2 che sanza porta entrata molta apresta (?) — 6 Intendi: «a tale ora che l’uomo selvaggio sia fuori del castello, ed ella sia affacciata alla finestra» —XII, 8 Cioè: di chi ti ha fatto signore di sé — XV, 7 il qual stane — XVI, 6 finestra il — XVII, 8 [ne] — XVIII, 2 tronchascino — XIX, 5 molto — 8 sedemi — XXIII, 4 dimando — 5 E uno gli disse: E si — XXIV, 4 ano averllo morto; cioè: lo hanno da uccidere — 8 diavolo — XXV, 5 Sott.: Dice «mostra» [la storia]; cfr. XXXIV, 1 — XXVI, 8 mai avesse niun cavaliere — XXVIII, 4 che provandosi col — XXIX, 4 l’avresti — XXX, 5 ediegli — 7 C per;— XXXVI, 1 (di) fargli — XXXVII, 1 E por- cho — XLIV, 4 gentile uuomo—XLIX, 8 o l’uscita; cosi anche in LI, 6 — LI, 5 e[d] — 60 l’entrata. — LUI, 7 chome lo videro tutti singinocchiaro — LV, 4 pevoi ocio chio atenere. Il C. non ha inteso questo passo e colloca dei puntini, indice di lacuna, al posto di «ocio» ;. ma il senso non è difficile : «Poniamo che io vada a corte; in ogni modo io riconosco da voi ciò che io debbo ottenere, avendo salvata la cittá del porco troncascino».