Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/120

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sca pure di vista non che altro, né egli sappia ch’io sia servitore a donna Giulia; ma in questi casi si può piú facilmente nuocere che giovare, oltre che è piú grande e piú potente l’odio in quelli che l’amore in questi. Pur tuttavolta danno assai contrappeso e loro e alcuni altri uomini da bene alla bilancia; onde non temo che mi sia fatto torto. E, se il duca di Fiorenza non s’ammalava, in quest’ora arei superato tutte le difficultá; ché, se bene è freddissimo nelle cose d’altri, essendo di fuoco nelle sue, è però tanta la autoritá, che supplisce alla freddezza. La duchessa di Fiorenza mi ha dato intenzione di aiutarmi; ma insin qui non ha fatto niente, essendo tutta intenta alla cura del ducadi Fiorenza. Ma, con tutto ciò, spero che la innocenzia e la giustizia prevalcrá alla malignitá e all’odio, e in todo caso Carnesecchi assicura donna Giulia che non è per patire alcuna indegnitá. 11 papa disse a questi giorni che voleva esser lui il giudice della causa, come zelante de l’onore di Carnesecchi, e per rispetto suo, e per amore del duca di Fiorenza; ma poi, come è piú mobile che una foglia, pare che sia ritirato, con promettere però che terrá la mano perché non sia fatto torto a Carnesecchi. Ora, uscendo di questo ragionamento tetrico e fastidioso, verrò a dirli come finalmente m’abboccai con Seripando, e lo trovai tale come Vostra Signoria me lo aveva depinto, benché non mi sia stato al tutto nuovo. Solo mi è parso un poco piú vecchio che non mi avevo immaginato e che non bisognerebbe per portare ed eseguire li carichi, che alla giornata li potriano esser imposti; pure Dio l’aiuterá, con darli tanto piú abbondanza di forze spirituali. È tornato Morone, come giá ará inteso Vostra Signoria, e poco appresso il Cerio; l’uno da sua casa, l’altro dal re cattolico, dove l’aveva mandato il papa per suoi negozi. Io non ho ancora veduto niuno di loro: quello, perché persevera nelli suoi soliti rispetti; questo, perché è stato insin qui tanto occupato, che non ha potuto venire da me; pure mi ha promesso di venire dimane. Credesi che egli abbia portato l’ultima resoluzione della mente e voluntá del re cattolico circa molte cose, ma particolarmente circa le cose di Carafa e compagni. Roma, 2 dicembre 1560.