Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/213

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sono sani al corpo e quell’ora che è conveniente. Gli apostoli, imo Cristo un solo giorno di digiuno non comandò, e pure non ebbeno minor zelo dell’anime. Si doverebbeno gli uomini sforzarsi di vivere temperatamente, si come Dio comanda, e non fare voto d’essere piú che temperati e di fare piú che Dio non vuole. Sono alcuni, che fanno voto di non mangiare mai carne, se bene fusseno infermi a morte; e cosi, essendo omicidiali di loro stessi, pensano di fare un sacrifizio a Dio. Tanto può in essi l’ignoranzia e la superstizione! Oh che cristiana religione, contraria però alla caritá, per la sua impia crudeltá! Oh che santa regola, repugnante però alla divina e naturale legge, all’Evangelio e a Cristo, il quale senza eccezione alcuna disse: «Mangiate quelle cose che vi sono poste innanzi»; contraria anco alla vera spirituale libertá de’ figlioli di Dio, a noi acquistata da Cristo col prezioso sangue! La chiesa d’Antecristo, se bene ha proibito che in certi tempi non si mangi carne, nientedimeno non è stata si crudele, che l’abbi proibita all’infermi, si come essi; benché sia stata impia in approbare e tollerare tale impietá. Diranno che gl’infermi possono preservarsi e restaurarsi con altri cibi, in virtú e sostanzia equivalenti alla carne; e io vorrei sapere da loro quello che ne sanno. Questo consta per la legge di Dio, che debbano adiutare il prossimo, etiarn con la carne, se gli è necessaria; ma ch’ella non sia necessaria in molti casi, non so come s’el sappino: e pure nelle cose dubbie si debba eleggere la parte secura; né gli scusa l’ignoranzia, facendo contr’al precetto di Dio. Ma, se bene fusse come dicono, che si trovasseno cibi equivalenti, perché promettono per voto d’usare quelli e non questi? Qui si vede apertamente che la loro non è sobrietá, ma superstizione; e che sia il vero, aranno scrupolo di mangiare un buccone di carne, e degli altri cibi preziosi, delicati e sensuali ne mangeranno in abbondanzia. Il che non è domare la carne, ma ingrassarla e dipoi occiderla. Paulo in piú luoghi danna quelli, che con superstizione discernono infra cibo e cibo, e li chiama «infermi», dove a essi per questo gli pare essere perfetti.