Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/62

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alli veri cristiani non nuoce, ma giova sommamente. Agli reprobi e falsi cristiani a me non pare che la possa nuocere, perché, quantunque questi cosí fatti uomini si sforzassero di darsi a credere di essere nel numero dei predestinati, non lo potrebbono mai persuadere alla loro conscienzia, la quale sempre riclamarebbe. Ma par bene che la dottrina della predestinazione possa nuocere a coloro, perché sogliono dire: — S’io sono delli reprobati, a che mi giovano le buone opere? S’io sono de’ predestinati, senza che io m’affatichi nelle buone opere, mi salverò. — Io brievemente ti rispondo che con quei loro argumenti diabolici aumentano contro di sé l’ira di Dio, il quale ha rivelato alli cristiani la notizia della predestinazione, per farli serventi e non freddi nell’amore di Dio, pronti e non lenti nelle buone opere. Onde il vero cristiano da un lato tiene per fermo di esser predestinato alla vita eterna e di doversi salvare, non giá per gli suoi meriti, ma per la elezione di Dio, il quale non per l’opere nostre, ma per monstrare la sua misericordia, ci ha predestinati; e dall’altro lato cosí attende alle buone opere e alla imitazion di Cristo, come se la salute sua dipendesse dalla industria e diligenzia propria. Ma colui, il quale per la dottrina della predestinazione rimane di operar bene, dicendo: — S’io sono predestinato, mi salverò senza la fatica delle buone opere, —costui, dico, dimostra chiaramente che operava non per l’amore di Dio, ma per amor proprio, onde le sue opere erano buone forse e sante nel conspetto degli uomini, ma nel conspetto di Dio, che guarda la intenzione, erano malvage e abbominevoli. Di qui si potrá cogliere che la dottrina della predestinazione piú tosto giova che noccia alli falsi cristiani; perché discopre la loro ippocrisia, la quale, mentre sta nascosa sotto il manto delle opere esteriori, non si può sanare. Ma vorrei che costoro che dicono: — Io non voglio operare bene, perché, s’io son predestinato, senza che io mi affatichi, sarò salvo, — vorrei, dico, che mi dicessero perché, quando sono ammalati, non dicono: — Io non voglio né medico né medicine, perché quello, che ha determinato Dio di me, non può mancare. — Perché mangiano? perché bevono? perché arano la terra,