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Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/130

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124 vii - cecco angiolieri

CXXII

È disperatamente innamorato d’un tal Corso.

Un Corzo di Corzan m’ha si trafitto,
che non mi vai cecèrbita pigliare,
né dolci medicine né amare,
4né otriaca, che vegna d’Egitto.
E ciò, che Galien ci lasciò scritto,
aggio provato per voler campare:
tutto m’è gocciola d’acqua nel mare,
8tanto m* ha ’l su’ velen nel mie cor fitto.
Lá ’nd’i’ son quasi al tutto disperato,
poi ched e’non mi vai null’argomento;
11a questo porto Amor m* ha arrivato.
Ché son quell’uom, che più vivo sgomento,
che si’ nel mondo o che mai fosse nato:
14chi me n’ha colpa, di terra sia spénto.

CXXIII

Respinto, impreca contro di lui e del rivale.

In tale, che d’amor vi passi ’l core,
abbattervi possiate voi, ser Corso,
e si vi pregi vie men, ell’un vii torso,
4e come tòsco li siate in amore.
E facciavi mugghiare a tutte l’ore
del giorno, come mugghia bue od orso,
e, come l’ebbro bee a sorso a sorso
8il vin, vi facci ber foco e martore.
E, se non fosse ell’i’ non son lasciato,
si mal direi, e vie piú fieramente,
11al vostro gaio compagno e avvenente,
che di bellezze avanza ogni uom nato;
ma si mi stringe l’amor infiammato,
14che verso lui ho sparto per la mente.