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138 vii - cecco angiolieri

CL

I — SIMONE DA SIENA A CECCO
Chiede all’amico quale sia la sua difesa contro i colpi d’Amore.

Cecco, se Deo t’allegri di Becchina,
o di quello, che spesso sen rincoia,
consegliame, ché novamcnte ho poia,
4e ’l cor cotant’I 10 trito, coni’ farina;
e, se di corto non ho medicina,
temo che di tal male io non moia,
ca la persona ho tanto croia e boia,
8ch’ai calare non vo senza la china.
Ed a la piana non vo punto fuore,
ch’ognun non dica: — Ve’ un uom smarrito! —
11e quel, che mi fa ciò, si è Amore.
Dimmi, per Deo, tu, che l’hai sentito,
e, si come tu di’, lo senti ancore:
14che difes’hai, che tu non èi pentito?

2 — RISPOSTA DI CECCO
È da prendere per il meglio qualunque travaglio amoroso.

Questo ti manda a dir Cecco, Simone,
da poi che vói saper la sua difesa:
ogni grevezza per lo meglio ha presa,
4ch’Amor gli ha dato per lunga stagione.
E’ disse di Sua bocca Salamone
questa parola, se l’hai bene’ntcsa:
né piú né meno lo mal a l’om pesa,
8se non quanto esso al core se ne pone.
E parmi meglio, se mai torni en Siena,
che non ti lassi romper, ma piegare,
11quand’addosso ti vèn una gran pena.
Se vói d’Amor o d’altro bene stare,
«magistra sit tibi vita aliena»,
14disse Cato in lo su’ versificare.