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Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/143

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vii - cecco angiolieri 137

CXLVIII

Alla prova si distingue lo stollo dal savio.

Stando lo baldovino dentro un prato,
de l’erba fresca molto pasce e’nforna;
vedesi da la spera travallato,
4e crede che le orecchie siano corna;
e dice: — Questo fosso d’altro lato
salterò, bene ch’i’ non sarò storna; —
movesi per saltare lo fossato:
8allor trabocca, e ne lo mezzo torna.
Allora mette un ragghio come tòno:
— Oimè lasso, che male pensato aggio,
11ché veggio ben che pur asino sono! —
Cosi del matto avvien, che si ere’ saggio;
ma, quando si prova nel parangono,
14al dritto tocco pare il suo visaggio.

CXLIX

Non bisogna far i conti senza l’oste.

Chi de l’altrui farina fa lasagne,
il su’ castel non ha muro né fosso;
di senno, al mio parer, è vie piú grosso,
4che se comprasse noci per castagne.
E detti di colui son tele e ragne,
ell’offende e dice: — I’ non sarò percosso: —
e non ha denti e roder vuol un osso,
8e d’alti monti pensa far campagne.
Però di tal pensiere non sia lordo
omo, che del valore ha ’l cuor diserto,
11ché mal suol arrivar volere ’ngordo.
Ma faccia come que’, che sta coperto
fin ch’altri ha rotto e franto suo bigordo:
14poi mostri ben ch’e’ sia di giostra sperto.