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186 | xviii - ser pietro de' faitinelli |
VI
Consiglia i potenti a non essere superbi.
L’orgoglio e la superbia poco regna,
che Cristo non gli ponga suo termino;
di ciò potem veder verace insegna:
4Lucifero ne fu messo al declino.
Carlo, per suo oltraggio e gran disdegna,
perdeo Cicilia, ch’era in suo domino;
ancor in Pisa, mente ciascun tegna,
8morto ne fu ’l gentil conte Ugolino.
Eccon’un altro esempio e simiglianza:
quei da la Torre, di Milan segnori,
11distrutti fúr per lor tropp’arroganza.
Però conseglio quei, che son maggiori,
ch’abbian umilitade e temperanza,
14non soperchiando lor par né minori.
VII
L’ignavia del re Roberto rovinerá lui e la parte guelfa.
Non speri ’l pigro re di Carlo erede,
non del valor, se ’l guelfo muta stato,
tener lo regno, Puglia e ’l principato,
4Abruzzo né Calabria, come crede.
Né in Provenza pensi metter piede;
levante con ponente i fie levato;
Currado e ’l re Manfrcd’i fie mertato
8da’ neri e ghibellin senza merzede.
Stiasi pur in Napoli o in Aversa,
in Capua, Teano o vuol in Calvi:
11ché l’aquila ha ghermito giá San Salvi.
Oiinè, ché sol a dirlo par ch’i’ smalvi!
La parte guelfa fu in esser dispersa:
14or sermoneggi, e dica prima e tersa.