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Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/210

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204 xx - messer niccolò del rosso

XIV

Ma infine la novella fiamma prevale.

Poi ch’el cor mi remase senza affanno
per questa bianca donna, che vi venne,
onni meo spirto beato si tenne,
4e tutti en croce denanti lei stanno.
E zascun mostra quant’angossa e danno
cuna l’orgoiosa scazzata sostenne;
qual planze ’l tempo, qual doglie, qual penne,
8e qual, feruti, ancor Tassati vanno.
Cusi tra loro lieta zonse l’anema,
e, tenendosi a lato stretto Amore,
11disse: — Mirati custui, che per mánema,
per vostra campa, vói pregar quel fiore,
che vui vedéti qui tanto zogliosa,
14adorna e bella: e mai non fu sdegnosa. —

XV

Il cuore del poeta è ormai preso.

Pietate, a cui spesso me comando,
che erette l’alma dal meo corpo sciolta,
venne per farmi onor cum zente molta
4e preti, «Requiem eternavi» cantando.
Allor smaritti, ch’i’era solo quando
vidi cotanta turba insieme accolta;
a lei piacque che non mi trovò tolta
8la vita, come mostrò mego stando.
Possa contommi: — Eo casonai a torto
Amor, che stretto portava il tuo core:
11per ch’eo pensai che él t’avesse morto. —
Et eo dissi: — Donna di tal valore
gliel diede, ch’él non pò rezever fitte. —
14linde, lieta di zò, da mi spartitte.