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220 xx - messer niccolò del rosso

XLVI

Si confessa ingrato verso Dio.

Cui Deo ha dato sane le sue membra
e l’uso del corpo saldo et entero,
et a conosser lo falso dal vero,
4s’igli è ingrato e non gli rimembra
quanto martiro ensieme vi assembra
le cinque plaghe, e ’l convicio osterò,
che Cristo en croce per nui ebbe fèro:
8degno di cruda morte quel mi sembra.
Per me lo dico, ch’i’ sono a tal punto,
che poco mi ricorda il beneficio:
11a tanto m’ha lo vii peccato zunto.
Und’eo temo lo devino zudicio,
s’él non me aita la verzen Maria,
14non per merto, ma per sua cortesia.

XLVII

La sua anima incita il corpo al pentimento.

Gli spiriti mei pieni di paura
errando vanno dentro ne la mente,
e zascaduno crida: — Oimè dolente,
4quanto mi par la nostra vita oscura!
Ché questa carne frazida non cura
offender Cristo, tanto è sconoscente:
ni per la gracia a lui è ubidiente,
8ni per la colpa meno si assegura. —
Poi l’anima cum loro dize: — Ognuno
signore o servo, solo ch’él potesse,
11corpo topino, se de mille l’uno
falli gli fésti, sai che ti uccidresse;
báttite dunque la bocca e le guanze! —
14Cusi il prega la trista, e possa planze.