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Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/48

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42 iv - tenzoni politiche fiorentine
Monte.   Da che Dio ’l vi concede, or è il corso

e, certi siemo, allegra fíane Spagna!
Schiatta. 15Chi è stato dritto a lo ’mpcro, fia sorso,
poi fia conquiso chi gli ha data lagna.
Monte.   Il nostro cor è dritto in tale festa,
né per temenza da noi si dispaga:
e, certi siemo, vostra fia la toppa.
Schiatta.   20Vostra speranza, ben vedemo, questa
in tutto troverassi al dietro, vaga,
del gioco, innanzi rimarrete in groppa.
Monte.   Si tostamente fia l’agnello in campo,
non piaceravvi molto, ch’a tal scoppio
25convèn ch’ogne altro ne riceva spezzo.
Schiatta.   Da tal potenza nullo fiavi scampo;
peggior presa parravvi assai a doppio,
in si dogliosa morte Carlo vezzo.

5 — MONTE
Guai a chi presume d’opporsi a Carlo d’Angiò!

Se convien Carlo suo tesoro egli apra,
e sua potenza mostri a chi s’aderpe,
quello cotale ’n Italia non capra,
4se piú celato non sta, che la serpe.
Chi or si mostra, di tal guisa il divapra,
ch’io non daria d’alcun pur solo un perpe:
contra leon client’ha potenza capra?
8Cosi ver’Carlo segnor non ti ’nerpe.
Che ciò sia vero, s’è saputo e sápra:
cosí nel tutto i suoi nemici scerpe.
11Lo pagamento usato Carlo serba,
se scampol ci ha, che voglia essere incontra;
pur siano al campo, ch’e’ giá non gli schifa.
14Ma si nel tutto spegne la mal’erba,
giá mai per suo nemico om non s’incontra:
regni segnore, che tanto ben ci fa.