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Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/76

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70 vii - cecco angiolieri

XIV

Pur dopo laute sofferenze, farebbe qualunque cosa per compiacere ia crudele

L’animo riposato aver solia,
ed era nuovo che fosse dolore:
e or me n’ha cosí fornito Amore!
4Non credo e penso ch’altra cosa sia.
De’ quant’è suta la sventura mia
poi cH’i’ fu’ servo di cotal segnore,
ché ciò, ch’i’ faccio, mi torn’al peggiore
8ver’quella, che ’l me’ core ha ’n ubria.
Certo non me le par aver servito:
ché, s’ella s’umiliass’a comandarmi,
11non avrebbe ch’a levar lo su’ dito.
Si mi parrebbe poco trarriparmi,
potendo dir ch’i’ l’avess'ubbidito;
14s’i’ ne morisse, crederie salvarmi.

XV

Il suo cuore s’è lasciato andare in dura servitú.

Ciò, che naturalmente fu creato
in terra o ’n aere o ’n acqua, che Ioni vede,
a segnoria de l’uom fu tutto dato,
4e si conduce e vive sua mercede.
Ma lo mi’ cor è si disnaturato,
che niente di ciò sente né crede;
ma di segnor è servo diventato,
8e mai non dé’ cangiar voler né fede.
Ed è si avvilato e dato a valle,
che, senza far sembianti di dofesa,
11si s’ha lasciato prendere a farfalle.
I’ l’ho dal cor bensí per grande offesa,
da poi che’n terr’ha si date le spalle;
14ma seguiroir in quella via, c’ha presa.