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Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/84

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78 vii - cecco angiolieri

XXX

Cerca d’intravvedere, pur nelle ripulse di Becchina
l’indizio d una migliore disposizione.

— Oncia di carne, libra di malizia,
perché dimostri quel, che ’n cor non hai?
— Se’ tu si pazzo, ch’aspetti divizia
4di quel, che caramente comparrai?
— Per tue parole ’l me’ cor non affizia;
coni’peggio dici, piú speme riii dai!
— Credi che uotn aggia mai la primizia?
8Giuroti ’n fede mia che non avrai.
— Or veggio ben che tu caschi d’amore:
per che non muove ciò, che tu ha’ detto,
11se non da cuor, ch’è forte ’nnamorato.
— Or vuo’ pur esser con cotest’errore?
Or vi sta’sempre, che sie benedetto!
14ch’i’ ti ’mprometto — che ’l buon di m’ha’ dato.

XXXI

Saprebbe farsi amare, se potesse far palese il suo cuore.

S’i’ potesse d’amico in terzo amico
contare a la mia donna, con onore,
lo core meo, stando servidore
4a lei, in tal guisa, che nemico
ne sono a lei: per me ben tei dico,
se ’l savesse, credo avre’ il su’ amore;
e, se l’avesse, guardare’ ’l su’ onore
8in ogni lato, ch’è sotto al bellico.
Omè lasso, che ho io fatto a lat’imo,
che in nulla guisa si poria salvare,
11sed io non le basciasse rocchio e ’l viso?
Ch’Aléna fo appo lei d’acqu’e limo;
bene le se farebbe pieno ’l Fare
14de’ rubin e smeraldi, ciò m’è viso.