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Pagina:AA. VV. – Sonetti burleschi e realistici dei primi due secoli, Vol. I, 1920 – BEIC 1928288.djvu/85

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vii - cecco angiolieri 79

XXXII

Potendo parlare a Becchina, ben la saprebbe convincere.

Se ’l cor di Becchina fosse diamante
e tutta l’altra persona d’acciaio,
e fosse fredda, com’è di gennaio
4in quella part’, u’non può’1 sol levante;
ed ancor fosse nata d’un giogante,
si coni’ell’è d’un agevol coiaio;
ed i’ foss’un, che toccasse ’l somaio,
8non mi dovrebbe dar pene cotante.
Ma, s’ell’un poco mi stess’a udita,
ed i’ avesse l’ardir di parlare,
11credo che fora mia speme compita:
ch’i’ le dire’ coni’ i’ son su’a vita,
e altre cose, ch’or non vo’ contare;
14parm’esser certo ch’ella direbb’«ita».

XXXIII

Se ella credesse al suo bene, sarebbe diversa con lui.

Se tutta l’acqua balsamo tornasse
e la terr’or diventasse a carrate,
e tutte queste cose mi donasse
4quel, che n’avrebbe ben la podestate,
per che mia donna del mondo passasse;
e’ li direi: — Misser, or l’abbiate! —,
ed anzi, ch’ai partito m’accordasse,
8sosterrei dura morte, en veritate.
Ché solamente du’ o pur tre capegli
contra sua voglia non vorrei l’uscisse,
11per caricar d’oro mille camegli.
Ma si vorrei ched ella mel credesse;
ché tante maitinate e tanti svegli,
14come li fo, non credo che perdesse.