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82 | vii - cecco angiolieri |
XXXVIII
Quanto piú ha, tanto piú desidera ed arde.
I’ ho tutte le cose, ch’io non voglio,
e non ho punto di quel, che mi piace,
poi ch’io non trovo con Becchina pace;
4lá ’nd’io ne porto tutto ’l mio cordoglio,
che non caprebbe scritto su ’n un foglio,
che gli fuss’entro la Bibbia capace:
ch’io ardo come foco in la fornace,
8membrando quel, che da lei aver soglio.
Che le stelle del cielo non son tante,
ancora ch’io torrei esser digiuno,
quanti baci li die’ in un istante
in me’ la bocca, ed altro uom nessuno:
e fu di giugno vinti di a l’intrante,
14anni mille dugento nonantuno.
XXXIX
È finalmente giunto a conquistare qualche favore!
Per ogne gocciola d’acqua, c’ha ’n mare,
ha cento mili’ allegrezze ’l meo core,
e qualunqu’è di tutte la minore
4procura piú, ch’a’romani’1 Sudare;
ell’i’ seppi tanto tra dicere e fare,
chcd i’ sali’ su l’álbor de l’Amore,
ed a la sua mercé colsi quel fiore,
8ch’io tanto disiava d’odorare.
E po’ ch’i’ fu’ di quell’albero sceso,
si vólsi per lo frutto risalire:
11ma non poteo, però ell’i’fu’conteso.
Ma gir mi vo’, elici fior, cli’i’ ho, a gioire
ch’assa’di volte’n proverbio l’ho’nteso:
14chi tutto vuole, nulla dé’ avire.