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visano tra l’ottobre 1324 e il gennaio’25 (Vergi, St. d. Marca Trivig., IX, 13-4, 18-9; Spangenberg, II, 4 e 17). — Musone (v. 7): fiumicello del Trevisano; a poca distanza, Brusaporco (v. n), appartenente ai Tempesti.

Le terre e castelli, di cui nei vv. 9-10, facevan parte dei feudi caminesi (cfr. Verci, op. cit., IX, Docc., 25-6).

LXXII. — I guelfi di Treviso si vedevan abbandonati alle vendette dello Scaligero dai padovani e dal re di Napoli (il «re da le vacche», dal suo attaccamento alla torre «Bruna», nome dato comunemente alle vacche. Per la «Bruna» cfr. p. 140. Cervellotico l’emendamento del Navone: «il Re e da le Valse», cioè Ulrico de Valse, che fu nel 1324 capitano dei padovani. Eppure la sua lezione fu accolta per buona dal Cipolla e dal Pellegrini, che riconobbero poi Enrico di Boemia nel re nominato da N.: cfr. Poesie min. cit., p. 50).

LXXIII, 12: il «dato nome» papale di Giovanni significava, secondo i lessicografi del m. e., «grazioso, pieno di grazia».

LXXIV. — Non identificabile il «cavalier francesco»; il «tedesco», forse, Enrico duca di Carinzia, tutore di Giovanni Enrico, figlio ed erede di Enrico II conte di Gorizia e vicario imperiale in Treviso. Il duca scese nel Veneto, contro Cangrande, nel giugno 1324; nel luglio ’25 fu associato al governo di Treviso (Verci, IX, p. 32). — Nella seconda quartina l’aquila (v. 5) designa appunto Cangrande, il biscione i Visconti, il «bianco cesno» (veramente, un’aquila) gli Estensi.

LXXV. — Allusivo alla guerra tra Castruccio (v. io) e i fiorentini, ma certo anteriore alla battaglia d’Altopascio (23 settembre 1325), il son. probabilmente fu ispirato dalle voci contraddittorie divulgatesi sull’esito di quella «bella e ritenuta battaglietta» dell’n settembre (Villani, IX, 305), in cui Castruccio fu scavalcato e ferito, ma non si mosse dal campo, benché molti dei suoi fossero uccisi. I ghibellini trevisani, «subditi» dell’aquila (v. 7), alle prime notizie avevano rialzato la cresta; ma, sopraggiunte informazioni piú precise, anche i «fedeli» (v. 12), cioè i guelfi, poterono rallegrarsi.

XXI

SER MARINO CECCOLI

XI, 1: anche Dante: «Seneca morale» (In/., IV, 141 ). — Nel ms. precede: «de .iiij.or virtutibus et .iiij.or passionibus anime et ipsarum polenliis».

XII-III. — Nel ms. rispettivamente: «de desolalione urbis per usine» e «de diversilate gentium civilalis perusine». — Di Eritone, maga tèssala (xiii, 9), parla Lucano, Phars., VI, 434 sgg. ; cfr. anche In/., IX, 23.

XIV.—Il ms : «Ser M[arinu]s exclamans ad lovem causa diluvii