Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
32 | xxiii - tenzoni di rimatori perugini |
Però, amico vero, io te richèggio
che tu ce mandi alcuna frottoletta,
ché noi non periam si de nighetta.
2 — SER CECCO
Dio puní giá terribilmente quei cittadini.
Se ben racorde, giá ne fuòr punite
glie spoletin del lor mal’operare,
ché fuòr quase condutti a consumare,
4mangiando l’erbe a guisa di romite.
E puòiti ben recordar di’ rostite
e degli altre, a cui convèn dimentare,
puoi fé’ Dio l’aire e la terra tremare
8con terramoti e stronanti bonite.
. . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . .
XIII
GILIO LELLI A MAGIOLO ANDRUCCIOLI
In linguaggio oscuro, probabilmente furbesco, parla d’un certo cane da caccia.
Mágiolo, el tuo bracchetto fu da mandria,
ché, per cercar, non diè mai naso a stoppola
o per tema de spine o ver di loppola,
4fuggito ne le parte d’Alissandria.