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xxiv - pieraccio tedaldi | 47 |
XXIV
Ma poi se ne stanca, e vorrebbe tornare a Firenze.
S’io veggio il di, che io disio e spero,
di ritornare a star dentro a Firenza,
e che io facci lá mia risidenza,
4avrò salute al mio voler sincero.
E, se di ciò adempio il mio pensiero,
per la virtú di Dio, che n’ha potenza,
e ciò confermo e dico daddivero,
8non credo far di lá mai dispartenza.
Questo egli è, ché i’ sono oggimai sazio
del tanto dimorare qui in Romagna,
11che a considerano è uno strazio.
Vorrei partir ornai d’esta campagna
e ritornar nel dilettoso spazio
14de la nobil cittá gioiosa e magna.
XXV
Nessuno può essere contento del suo stato.
Io non trovo uomo, che viva contento,
non giovane, non vecchio o ammezzato,
il qual sia secolare o vói prelato,
4quando con meco ragionar lo sento.
Ciascun mostra d’aver seco tormento
o mal di testa o d’occhi, od è sciancato,
qual mal di fianco, sordo o scilinguato,
8o qual è d’altra sanitate spento.
Chi di ricchezza in povertá si truova,
e chi di libertate in ubidenza,
11e chi ha moglie, ed ella un altro pruova.
E chi può far vendetta ed ha temenza,
e chi ne la pregion dimora e cova,
14e chi del male altrui fa penitenza.