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56 xxiv - pieraccio tedaldi

XLI

Contrito, ricorre a Dio per pietá.

Io vo in me gramo spesso ripetendo,
infra me stesso, tutt’i mei peccati,
e quali ho fatti, detti e immaginati,
4e di ciò gran dolore al cuore avendo;
e la mia conscienza rimordendo,
ch’io n’aggio tanti tanti radunati:
e rade volte ch’io gli ho confessati
8al sacerdote mia colpa dicendo.
Ond’io ricorro a voi, Signor verace
e creator del cielo e de la terra,
11che mi puniate, si come a voi piace,
per che peccando i’v’ho fatto gran guerra
merzé vi chieggo, che doniate pace
14a l’alma, quando il corpo andrá sotterra.

XLII

Implora d’essere ammesso in paradiso.

Mia colpa e colpa e colpa, lesu Cristo,
di quanto io v’aggio offeso in vita mia,
ché piú, che ’l senno, usat’ho la follia,
4e veggio ch’i’ho fatto un mal’acquisto.
Molti peccati l’un coll’altro ho misto,
di che mia alma n’ha grieve doglia,
che uomo alcuno pensar non potria;
8tanto al presente di questo m’attristo.
Onde a voi torno con amaro pianto,
che voi mi perdoniate, onnipotente
11verace Padre, Figlio e Spirto santo:
e si alluminiate la mia mente,
ch’i’possa udire il glorioso canto
14degli angioli, che cantan dolcemen