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giuseppe salomoni 277

     Canzon, figlia del riso, indegna figlia
di padre sí gentile,
sol tu resti al suo lume oscura e vile.

VIII

PALINODIA

     Giá menzognero e stolto
biasmai, vecchia gentile,
il tuo sen, la tua chioma e ’l tuo bel volto.
Or, cangiando pensier, vo’ cangiar stile
e farti udir d’ogni menzogna mia
una palinodia.
Tu cortese m’ascolta, e mira intanto
vòlto in gloria il tuo scorno e ’l biasmo in vanto.
     D’argento è la tua chioma,
ma pur cosí d’argento,
piú che se fosse d’òr m’allaccia e doma;
ed o sia chiusa in treccia o sciolta al vento,
piú che se fosse d’òr, m’alletta e piace;
e d’argento è la face
e la saetta insidïosa e vaga,
che l’anima m’incende e ’l cor m’impiaga.
     La tua fronte serena,
che fu giá di beltade,
sparsa di bianchi fior, piaggetta amena,
dal freddo aratro de la vecchia etade
solcata è, sí, ma con quei solchi sui
produce ai cori altrui
di diletto e di duol confuse e miste
soavi biade e rigidette ariste.
     Le tue ciglie falcate,
l’inarcate tue ciglia
ond’han gli Amori ancor le destre armate,
sembrano (oh meraviglia!)