con armonia sonora
chiami l’amato nome,
ombra ti fan con le frondose chiome!
A le tue rime, ai versi
i canori augelletti
son vinti e i zefiretti,
e ’l cristallino rio
raddolcisce al tuo canto il mormorio.
Han men dolci gli accenti
i cigni d’Ippocrene
e con men grate avene
Filomena infelice
le sue sciagure altrui cantando dice.
La dea di Cinto, quella
che nel cielo s’adorna
d’inargentate corna
e negli azzurri calli
degli eterni zaffir guida i suoi balli;
vinta di grazia e d’arte,
di scorno arder si vede,
e confusa ti cede
quando in leggiadri modi
con l’amadriadi tue danzar tu godi.
Qualor, dal sonno oppresso,
godi affannato e stanco
di riposar il fianco,
letto ti porge il prato
ed ombraggio la selva amico e grato.
Aure fresche e soavi
movono i venticelli,
e con canzon gli augelli,
le piú dolci che sanno,
la tua quïete lusingando vanno.
I piú bei fiori a gara,
candidi e porporini,
ne’ piú vaghi giardini