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Pagina:Abba - Da Quarto al Volturno.djvu/24

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Non si vede più terra.

La barca sulla quale ieri sera mi toccò montare, dondolava stracarica. I barcaiuoli per farci stare che non si capovolgesse, ci pregavano di guardare, verso Genova, certe luci verdi e rosse che splendevano nella notte. Come fossimo bambini! Verso le undici da una barca già in alto, udimmo una voce limpida e bella chiamare: «La Masa!». E un’altra voce rispose: «Generale!». Poi non s’udì più nulla.

Intanto le ore passavano; eravamo cullati dall’onda e mi addormentai. All’alba fui destato, e vidi due navi maestose, lì ferme dinanzi a noi. Tutte le barche furono spinte verso quelle. Mi volsi addietro. Genova e la riviera apparivano laggiù incerte, in un velo vaporoso: ma là oltre, i miei monti esultavano alti e puri, dominando la scena!

Una brezzolina increspava le acque; sulle navi si faceva un gran vociare; era una tempesta di chiamate, di apostrofi e anche di sagrati, che lasciavano il segno nell’aria come saette. Fu una mezz’ora di gran furia a chi facesse più presto a imbarcarsi; e anch’io potei finalmente agguantare una gòmena e salire. Ho sempre negli occhi un giovane, che in quel momento vidi convulso dibattersi in fondo