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Pagina:Abba - Da Quarto al Volturno.djvu/57

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mia candela. Torna dall’esilio in nostra compagnia, come un popolano fuoruscito del medioevo.

— Sergente Raccuglia, che tempo avremo oggi?

— Bisognerà vedere il Generale in faccia; ma sarà bello, perchè vedete là? Gatti si ravvia i capelli. Sempre lindo e attillato. lui!

Lì, fuori della porta, due milanesi stavano ragionando dei fatti nostri, uno più dottore dell’altro, a dimostrare che sono seri, assai, da tutte le parti. «Nemico numeroso, provveduto di tutto: noi armi pessime, munizioni poche, un quindici cartucce per ciascuno, gli insorti peggio armati di noi».

— Ehi? tuonò un vocione dal corridoio, che ci siete venuti per fare codesti conti?

I due si tacquero.

Suona la sveglia. E Simonetta viene a dirci che si parte. Gran giovane Simonetta! Non si cura di nulla per sè, non vive che per gli altri. V’è una guardia da fare? Simonetta si offre. Un servizio faticoso? Eccolo pronto lui, gracile e gentile. Si distribuisce il pane? Egli si presenta l’ultimo a pigliare il suo.

Ha lasciato a Milano il padre vedovo e solo.

Fra minuti si parte.

Il nemico è davvero a nove miglia. Abbiamo riposato due giorni e due notti su quest’altura,