Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/134

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che passava, per la via appiè di quello. Essendo ancora mattino, il padre Anacleto vi stava solo soletto, teneva il breviario sotto il braccio, e colle mani una sull’altra, diceva passeggiando le ore.

Parve alla povera donna, che Dio l’avesse posto là ad aspettar lei; e appressandosi peritosa, come potè chiamollo a nome sommessamente.

«Oh!.... — sclamò il frate mettendosi sulla persona altezzoso; — sei tu? Ebbene? Tuo marito se n’è andato anch’egli col figlio maggiore nevvero?

L’altra imbambolava a queste prime parole, e stava per fregarsi gli occhi col dosso della mano; ma il frate accorto, soggiungeva:

«Hanno fatto bene! L’intenzione è santa..., ma io credo che non avremo mestieri delle loro forze; e quand’anche fosse, il Signore sa quali sono i nostri....; bisogna avere fede in lui, e starsi di buona voglia. Allegri!»

E tornò a passeggiare, come, se con questo le avesse detto addio. Ma essa con voce umile e timorosa:

«O signor padre, mi perdoni, sono venuta per parlare con lei....

«Con me? Allora son qui!» rispose il frate fermandosi di nuovo; e prese l’aspetto d’uomo che tiene una mano su in cielo e l’altra sopra la terra: certo che colei veniva con qualcuna delle noie, solite ad essergli date dalle foresi, le quali erano lì ogni poco, a fargli recitare il responsorio di Sant’Antonio per ritrovare la gallina perduta; o con uno scrupolo da sciogliere; o con un sogno da decifrare.

«Veniva per confessarmi — disse la campagnuola. Ed egli a lei:

«Ma se fa appena un mese che hai fatta la pasqua. Che ci hai di nuovo?

«Peccati, no: ma ho certa cosa che mi pesa sull’anima; e mi pare che se io non la dico, il mio povero uomo avrà la mala ventura. Son venuta qui parecchie volte...

«Spicciati, spicciati, — interruppe il frate.