Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/146

Da Wikisource.

— 140 —

ma costui quando li vide venir dentro, bilicata tra l’indice e il pollice della destra la sua tabacchiera, e facendole fare mulinelli, mutò discorso giocondamente.

«Dunque, — diceva — oggi m’ho a fermare a far penitenza con voi? Sarà una penitenza assai dura a quel che sento nell’aria; ma cogli amici ogni patire torna godimento...

«Sempre gaio il padre Anacleto! — diceva damigella Maria, la quale chi sa quel che avrebbe dato, per vederlo un istante in viso.

«L’animo lieto fa l’età fiorita! — rispondeva egli: lo dice Salomone. Ed essa:

«Mi vuole a lato?

«Sì! e vedrò di raccontarvi qualche istoria che vi tenga allegri...

«Allora entriamo a mensa; — disse il signor Fedele — e ad uno ad uno come fanno i frati: dico bene padre?

«Ad uno ad uno, a far penitenza...»

Così rispose il frate, ed entrarono nella stanza, dove avevano messo in tavola. Questa era un po’ angusta, ma ariosa, e per la gran luce che vi veniva dentro da due finestre, pareva la sede dell’allegrezza. Pigliarono ognuno il suo posto; e Bianca quasi non rammentò d’essersi seduta là tanti giorni, per inghiottire bocconi amari. A tutti sembrava d’uscire da un inverno tetro e caliginoso, e che allora appunto il tempo si mettesse alla più bella primavera del mondo.

Mangiavano, bevevano, chiacchieravano in un dolce abbandono d’ogni cerimonia: e dissero a lungo della gente, mossa quella mattina contro i Francesi. «Chi sa dove saranno...? a quest’ora avranno fatto sosta qua, l’avran fatta là...; da C..., da M..., da A..., chi sa quanti ne saranno andati? Forse i tali..., forse i tali altri...?» E poi strologarono sul tempo che sarebbe durata l’impresa; e giù altre congetture, altri presagi, che tutti venivano chiusi, come i salmi dal gloria, con un: «sarà