Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/278

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«Al ballo degli sposi, nevvero? — sclamò ridendo il padre Anacleto: — eh! via, peccatori, farete sempre a tempo a mescolarvi coi diavoli; sì coi diavoli! Chi sta a vedere le danze n’ha in corpo almeno un paio, chi danza, sette od otto. Pensate figliuoli a quel che dei balli, dice San Giovanni Grisostomo; pensate che passare per scortesi, selvatici, poco amanti della compagnia, non vuol dire: e anche quando sarete violentati ad andare ai balli, pensate che San Francesco di Sales consiglia di metterci sassolini nelle scarpe, acciò quel dolore, che essi danno ci faccia ricordare dei tormenti dell’inferno! Entrate, figliuoli, che se mi spazientizzo, vi tengo prigionieri, e predico tutta la notte!»

Con questa piacevolezza, pigiati attraverso la porta, i quattro giovani furono nel chiostro; e per una scala angusta, in un corridoio di sopra, in capo al quale era la cella del padre Anacleto, dove entrarono uno dopo l’altro. Ultimo, il frate chiuse l’uscio a due mandate, e levata la chiave dalla toppa, se la cacciò sotto la tonica, forse nella saccoccia delle brache, sclamando:

«Animo! Ora, tirate in mezzo quel tavolino, a modo... senza far rumore. Un momento, badate a non mandarmi in confusione queste carte; v’è scritto il panegirico che dirò domani...., v’aspetto ad udirlo. Animo dunque, con garbo, così! Tra tutti si fa tutto...; dà una mano a questa panca, tu; e tu, accendi la candela; tò acciarino, esca, zolfino.... oh! ora sta bene!»

Con questa sorta di discorso, il frate alzò un lembo della coltre del suo lettuccio, e disse: «vedete?»

Là sotto, in quella mezza oscurità, rotta da un po’ di luce che vi scendeva dalla candela, alcuni fiaschi brillavano, come occhi di belve in una caverna.

«Oh! benedetti, — urlarono i giovani a quella vista, correndo a fare intorno al letto una genuflessione: ma il frate lasciando ricadere la coltre, zittì, rattenne il fiato, e fece segno ad essi di rattenerlo. I padri venivano appunto allora fuori dal refettorio, e v’era pericolo che udendo quell’urlare nascesse qualche gran chiasso.