Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/325

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campi! E tra i nemici intoppare forse colui... no! questo pensiero non gli si formava intero nella mente, e si mutava nell’immagine di Bianca che guizzando come lampo che illumina e passa, gli lasciava negli occhi scolpito, vivo, il viso di Tecla! L’indomani tornò al campo, rivide l’uffiziale Francese, che pareva essere stato là ad aspettarlo per fargli accoglienza, e con esso conobbe parecchi altri di quella nazione. Gagliardi erano, d’onesta baldanza, e di maniere pronte e così cortesi, che a parlare con essi uno si credeva cresciuto di qualche spanna. Ed egli, di primo acchito, piacque tanto alla compagnia, che lo vollero trattenere tutto il giorno: nè lo lasciarono senza la promessa che sarebbe tornato, nè senza averlo menato su d’un poggio, donde gli additarono i campi di loro gente, distesi lontano per quella fuga di grotte, di greppi, di promontori; i primi scuri, gli altri azzurri, gli ultimi vaporosi, nelle lontananze che formavano col mare una bellissima scena. Egli poi, come potè, tornò col visibilio del giorno innanzi, cresciutoli in capo di tre doppi: e giunse alla sua casetta che era vicina la notte. Si sentiva rimordere d’essersi tanto indugiato, mentre là vi era forse il messo colla risposta di sua madre ad aspettarlo; ed in fatti il brav’uomo, rivenuto da D... parecchie ore prima, giaceva sull’erba del piazzale, non sapendo neanch’egli che si pensare.

Appena costui ebbe visto il signorino, spuntare da una svolta della via; si levò in piedi e si frugò sotto i panni sclamando:

«Per questa volta è fatta; ma laggiù non tornerei per tutto l’olio che butteranno questi oliveti! O che dalle sue parti, a un povero diavolo che va per la sua via, perchè porta una berretta rossa in capo gli danno dietro coi sassi gridando, al genovese? E non siamo tutti cristiani?...»

Mentre l’omicciattolo diceva, Giuliano affrettato il passo arrivava, e pigliando il foglio dalle mani di lui, senza badare a quei discorsi chiedeva: