Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/355

Da Wikisource.

— 349 —

e stia di buon animo, chè al mondo ci siamo a posta per morire, per ammazzare, per far posto ad altri! Bianca, andiamo ad aspettare i Francesi.»

E senza dir altro si mosse tirandosi dietro la sposa; in fondo alla scala si volse a salutare senza cerimonie il pievano e donna Placidia, rimasti in cima stupefatti; ed uscì. Poi condusse Bianca verso il muricciolo che faceva riparo al sagrato, dond’essi potevano vedere la borgata giù a piè del colle, e le chiese:

«Dove abita quella signora Maddalena?

«Laggiù — rispose Bianca timidamente, additando la casa vicino alla quale egli l’aveva una volta menata.

«E voi — diss’egli sfolgorando collo sguardo di sotto le ciglia agrottate: — voi in questo borgo non ci eravate venuta mai, nevvero?

«Mai! — sclamò Bianca imprimendo questa volta la voce, di tutta l’offesa sentita dall’anima sua.

«Ritiriamoci, — mormorò il marito; — stassera dovrò montare a cavallo, e star fuori forse tutta la notte.

«Ma che volete farmi morire? — disse la donna angosciosa.

«E che — rispose egli severo — non ho io una spada cui debbo qualche parte di me? È una gran lama che io stimai di buona tempera la prima volta che la vidi in Vienna dal mio spadaio; e quando l’ebbi in mano provai che non m’era ingannato all’aspetto. Ma io vi parlo d’armi e di tempere e vi faccio ridere...»

Bianca capì, ma non disse nulla: e lasciandosi condurre silenziosa, si ritirò con lui nella casa dove alloggiavano. Il vecchio servitore, che dal giorno in cui l’Alemanno s’era allogato nella palazzina del signor Fedele, s’era tenuto in disparte; per non mettere di suo manco un pensiero, in quel matrimonio; vedendoli entrare annuvolati a quel modo, si ritirò nella stalla, dove, quasi parlando ai cavalli brontolò: «siamo finalmente a’ guai!»

Intanto Mattia, rimasto nel presbiterio a sbrigarsela