Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/354

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come una morta; e cogli occhi bassi, tremando come colomba che sente il nembo addensarsi, stava così che, vorrei dire, le pareva d’essere un libro aperto in cui il marito leggesse, vicino a trovarvi la parola, che l’avrebbe fatto rompere in una sfuriata improvvisa e tremenda. Ricordava egli colla mente i mesi passati; le lunghe riluttanze di Bianca a concedergli la sua mano; e all’idea che si formava di quel Giuliano a lui sconosciuto, s’univa la memoria di quel giovane capitato a C... in sul finire delle danze la sera delle sue nozze; e il senso fatto allora da colui su Bianca, gli pareva ora una stessa cosa col turbamento da essa provato a udire quel nome. Combattuto in guisa dolorosa dai ricordi, dai sospetti, dalla certezza che i sospetti non erano mal fondati, egli non badava più ai discorsi del pievano nè a quei di Mattia.

Il quale continuando a raccontare la vita fatta in mezzo ai Francesi e il suo incontro con Giuliano, diceva gesticolando:

«E non conto storie, no; di là dai monti pare la valle di Giosafat! I Francesi vi sono come le formiche; un andare e tornare da far paura. Se ne veggono di tutti i colori; hanno cannoni, cavalli e generali, che, io non me ne intendo, ma ho udito dire che sono terribili: e quando comincieranno da capo a menar le mani, fanno conto d’essere qua in quattro e quattr’otto! Allora sarà una grande tragedia; perchè dovunque arrivano, i primi a toccarne sono i preti.

«Ode, signor barone? — diceva don Apollinare collo spasimo in faccia, agguantando il braccio dell’Alemanno: — i Francesi verranno, e i primi a toccarne saranno i preti!

«E vengano! — proruppe l’Alemanno con voce, che parve d’uomo cui l’annunzio di grandi pericoli torni lo spirito; e presa la donna sua per la mano e stringendogliela forte, soggiunse tra ironico e addolorato, ma più basso: — vengano pure i Francesi, signor pievano,