Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/90

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sulle gole dei monti verso la marina, là dove sapeva di scoprire Montefreddo; terricciuola sulle creste dell’Appennino dalla quale la lettera veniva. Non durò fatica a vederne il campanile biancheggiante nel verde degli abeti, come vela solitaria in golfo lontano; e solo si tolse dall’occhio quell’arnese, quando il frate, letta la lettera una e due volte, gli disse:

«Signor pievano, mi pare che sarebbe da uomo prudente aver pazienza, circa a quel giovinotto di cui parlavamo or ora...

«Ben detto! sclamò il pievano — non è tempo da cercarsi nemici. Ma! Eravamo così tranquilli! Si faceva il dover nostro e stavamo come il pesce in mare! Bisognava che i Francesi diventassero pazzi, per darci queste noie...!»

Qui entrarono in ragionamenti che a noi non fanno gioco, e finirono mettendo in disparte ogni pensiero di conciar Giuliano alla loro maniera. L’indomani poi quando lo seppero partito, l’uno e l’altro rallegrandosi assai di quella partenza, la chiamarono fuga, e se ne lodarono molto.

In questa guisa Giuliano potè andarsene libero, ma la signora Maddalena e Marta, ignorando le intenzioni avute dal pievano, rimasero con una sorta di rimorso pei giudizi temerari fatti sopra di lui.