Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/131

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Capitolo sesto. 97

cia una carestia terribile che, unita ai miasmi prodotti dalle migliaia dei cadaveri degli Egiziani lasciati insepolti, ebbe per conseguenza un tifo che fece vere stragi, e si calcola a più di due terzi della popolazione di Adua perita; e girando le strade se ne vede ovunque l’impronta.

Quasi nessuno si incontra, la maggior parte delle case sono deserte, in esse si scorge la sciagura, la morte. Vedi il vero abbandono di un’abitazione ove tutti perirono; i pochi vasi che sono tutta la loro suppellettile, sparsi nei cortili; i tetti spesso rovesciati, chè dopo le piogge, quest’anno straordinariamente abbondanti, nessuno rimase od ebbe forza ed agio a ripararli. I buoi morti pure di fame o di malattia popolano cortili e strade coi loro scheletri, avanzi delle jene; i pochi abitanti che si incontrano o si presentano curiosi alla porta, al nostro passaggio, quasi tutti sparuti e macilenti.

Il luogo non è certo dei più simpatici e divertenti, ma ci dovremo pur troppo restare forse qualche settimana per aspettare la risposta di un secondo corriere che Naretti consiglia di spedire al Re per domandargli un’udienza. S. M. si trova ai confini dello Scioa a riscuotere i tributi di quel sovrano, diventato ora suo vassallo, e questo ci fa temere che l’aspettativa sarà assai più lunga di quanto si osa sperare; ma ci vuol pazienza, ed è forza dunque esercitarla tutta quanta. Valga almeno questo riposo a ridare la salute al nostro Tagliabue che si trascinò fino in Adua con mille cure, che fa ogni sforzo per reggersi, ma che si vede seriamente ammalato.

Un paio di giorni dopo l’arrivo si dovette andare a far visita al governatore.

Partimmo la mattina colle nostre mule, accompagnati da una massa di servi e di pretesi soldati, tanto per dare maggior importanza alla cosa. La pittoresca cavalcata si dirige ad ovest passando per una sequela di alture sterili, bruciate e poco meno