Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/209

Da Wikisource.

Capitolo ottavo. 143

ogni ventiquattro ore e dopo il tramonto: la carne, il latte, le uova sono proibiti in queste epoche, e si tollerano solo i legumi. Nessuna concessione è fatta, neppure, per malati e moribondi.

Per speciali divozioni, il re può far proclamare altri digiuni. Le funzioni religiose hanno luogo generalmente la notte, e nelle feste speciali con gran pompa. La popolazione è molto religiosa in apparenza, ma mi pare assai poco nella sostanza, come pure sono fieri d’esser cristiani, ma in realtà lo sono di nome più che di fatto. I preti devono saper leggere, è un lusso se sanno scrivere, e dando un piccolo esame davanti al vescovo od a chi ne fa le veci, vengono investiti del sacro ordine: nelle chiese insegnano poi a leggere e commentare le sacre scritture a dei ragazzi che a loro volta diventano i successori. È loro concesso di ammogliarsi, ma in caso di vedovanza non possono passare a seconde nozze.

Per vivere è loro destinato un tributo sui terreni appartenenti al villaggio cui sono addetti, e ricevono offerte private. Vestono uno scemma tutto bianco e un turbante pure bianco, rare volte giallo. Portano sempre una croce in ferro colla quale si fanno il segno della croce. Conoscono la propria ignoranza e temono il confronto di qualunque altro sacerdote, per cui sono i più terribili nemici di qualunque influenza europea, immaginando che dietro l’ambasciatore o il commerciante, venga subito il ministro della fede. Nella celebrazione della messa stanno racchiusi nel camerino interno della chiesa, talchè non sono visibili agli occhi del pubblico: all’esterno però vi sono sempre altri preti e chierici che coll’originale turibolo tutto a campanelli, col loro speciale campanello, con canti e gridi fanno un baccano che somiglia più ad una ridda infernale che ad un sagrificio religioso.

Nella società non vi sono grandi distinzioni di classi. Solo