Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/251

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Capitolo nono. 179

or delle altre. Il grande movimento che incontriamo lungo la via ci mostra sempre più che andiamo avvicinandoci alla meta. Sono truppe di buoi, che pagati quale tributo, si spediscono ai mercati o alle provincie per ricompensa, vendita, dono od altro; sono soldati licenziati che se ne vanno ai villaggi loro assegnati per farvisi mantenere, o che fanno ritorno alle case loro; sono contribuenti che tornano coi somari, muli o cavalli vuoti dopo aver pagato le imposte, sono capi di villaggi che furono dal re per presentare omaggi o reclami, sono gente fortunata che torna libera da un giudizio reale. Sulle vette di un’altura scorgiamo una gran chiesa; è la grandiosa chiesa del Salvatore che aveva cominciato a costrurre re Teodoro; non siamo dunque tanto lontani dalla meta, e facciamo una fermata sotto un’acacia, dove il buon Naretti indossa la sua camicia rossa a fiori gialli, vi appende la croce del prezioso cavalierato e si avvolge nello scemma ricamato dell’ordine; la sua signora mette pure il suo manto e l’elegante bornus da gran dama. La carovana acquista importanza e ci avviciniamo al supremo momento.

Molti villaggi sparsi, molto terreno coltivato, in complesso bel paesaggio; in un punto vediamo contemporaneamente seminare e raccogliere frumento in due campi attigui. Giriamo un’altura, coronata da folta verdura, e sui pendii della quale siede un grosso aggruppamento di capanne, e ci si presenta uno spettacolo senza confini, di moto, di originalità, di estensione.

Avanti a noi, sparso in ogni direzione, il campo dell’esercito reale. Sono ammassi di capanne grandi e piccole, vecchie e nuove, di tende bianche e nere; un formicolio di gente, un avvicendarsi di gruppi a piedi, a mulo, a cavallo, di piccoli accampamenti separati che pare vivano di vita propria, un luccicare di armi e uno sventolare di toghe bianche e rosse, un susurro e un gridio, un vero vortice sfrenato di moto e d’animo che si spande a perdita di vista sulle lievi alture e nei larghi avvallamenti