Pagina:Abissinia, giornale di un viaggio di Pippo Vigoni, Milano, Hoepli, 1881.djvu/279

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Capitolo decimo. 199

elegantemente vestiti con camice rosse, depongono a terra alcuni vasi che portavano, espongono la loro querela. Gli avvocati fanno la loro controscena, il re ascolta, si consulta qualche volta coi suoi vicini, poi emette un giudizio che è inappellabile e trasmesso ad alta voce in modo che possa essere inteso da tutto quanto il numeroso uditorio. Non si trattano qui che cause civili, e i vasi deposti contengono miele, tributo dovuto pel trattamento della causa, che in parte è devoluto al re ed in parte agli avvocati. Ben considerata la cosa per se è ridicola, se si pensa al profondo sapere e alla serietà di questi giudici e all’equità delle sentenze che possono emettere, ma come scena non potrebbe essere più grandiosa, e l’immensità dell’ambiente, e la folla degli uditori, e il loro silenzio sepolcrale, l’enfasi delle difese degli avvocati, la parola calma e incisiva del re che col suo volere, con un suo cenno, poteva in quel momento decidere fra la libertà e le catene, la vita o la morte di quei disgraziati che gli si presentavano, tutto concorreva a dare un tal carattere di imponenza che mi lasciò profonda impressione, come certamente non ne può aver lasciata nessuna aula dei nostri tribunali.

L’organizzazione della casa reale o di un gran capo qualunque, è in questo paese affare grandioso e complicato, ma certo ridicolo più che serio per chi pretendesse che avesse a corrispondere alla parola organizzazione nel suo stretto senso. Presa dal lato apparato e importanza, merita per altro qualche considerazione od almeno due parole di descrizione. Comincio dal notare che nessuno fra tutti questi alti dignitari ha fatto studii speciali od ha acquisita esperienza che gli possa meritamente attribuire il grado che occupa: tutto è questione di favoritismo, d’occasione, di spigliatezza più che di ingegno, e spesso di intrigo riuscito. Tutti però occupano il loro posto e disimpegnano le loro funzioni con una serietà, una importanza ed un affacendarsi, come tenessero le redini della politica europea.